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jueves, 13 de diciembre de 2012

Siamo in procinto che la storia possa ripetersi...!?


Certamente, guardando con attenzione come recita il titolo che abbiamo voluto dare a questa ennesima nota, che mette in risalto la gravità in cui versa il nostro pianeta, potrebbe accadere.
Cambiano gli scenari ma non i pretesti, su quanto accadde proprio in ricordo di queste date, e per fine anno, un anno trascorso e che ha dato l'inizio ad un cambiamento epocale. Di un'epoca veramente determinante per la storia dell'umanità...di flussi e riflussi...

Tratto dal libro FORBIDDEN HISTORIES:
Quello che non devi sapere, quello che nessuno racconta
Di ROBERTO LA PAGLIA
Edizioni Cerchio della Luna

La mia testimonianza all'attentato terroristico in USA dell'11 settembre 2011(*) 


PEARL HARBOR: UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA

A volte una tragedia può cambiare i destini del mondo e le vittime ignare diventano pedine di un gioco crudele e misterioso, nel quale il potere, denaro e ambizione non rispettano le regole... le fanno!
La tragedia delle Torri Gemelle(*) è stata spesso paragonata, almeno per quanto riguarda l'elemento sorpresa e rapidità, a quella della base navale di Pearl Harbor, attaccata dai giapponesi il 7 Dicembre del 1941, con gli effetti disastrosi che tutti conosciamo.
In realtà questo non è il solo elemento di comparazione tra i due sciagurati eventi, esiste infatti un comune sospetto riguardo alla vera responsabilità. Se per l'attentato di New York i tempi non sono ancora maturi al fine di redigere con dovizia di particolari, e ampia documentazione, una teoria che metta in evidenza elementi assimilabili ad una strategia di complotto, lo stesso non si può affermare per i fatti di Pearl Harbor, e non si è molto lontani dalla verità affermando che l'attacco e le numerose perdite potevano benissimo essere evitati.
Forse molti si stupiranno leggendo questa affermazione, alcuni grideranno ancora una volta al complotto e invocheranno la fantasia di menti distorte che amano vedere cospirazioni gratuite; in realtà ciò che riporteremo è molto più di questo e lo stupore più grande è pensare che tutto poteva essere evitato meno che la ragione di stato, verso la quale tutto è sacrificabile.
Una guerra non è mai l'ultima decisione presa dopo aver vagliato tutte le alternative e dopo aver battuto tutte le strade per salvaguardare inutili distruzioni e perdite di vite umane; una guerra è quasi sempre il prodotto dell'incontro di due fattori: la ragione di Stato e l'interesse privato. Un tempo si lottava per gli ideali, per espandere i regni e migliorare la vita dei propri sudditi, si combatteva contro la tirannia, ma con il tempo gli ideali hanno ceduto il posto ai ciechi ragionamenti di potere e i grandi regnanti si sono trasformati in immagini pubbliche di altri uomini, con altri interessi, con enormi capitali e sempre nascosti nell'ombra.
La guerra è diventata un gioco virtuale, nel quale si studiano profili, interessi e possibilità di futuri arricchimenti; un gioco che se prepara con grande anticipo e che quando rivela la sua tragica potenzialità viene sempre mascherato come un atto dovuto.
Questo accade in questi ultimi anni; un avvenimento catastrofico determina una presa di posizione dura, ma in realtà era stato tutto già predisposto e l'avvenimento non era altro che l'ultima mossa del tragico gioco virtuale.
Questo accade oggi e questo accadde a Pearl Harbor, un gioco tragico del quale è possibile intravedere le varie pedine esaminando i seguenti avvenimenti:

  • 1940: Franklin Delano Roosevelt, ordinò alla flotta militare del pacifico di recarsi a Pearl Harbor. L'Ammiraglio Richardson, che si opponeva, venne destituito.
  • 7 ottobre 1940: L'analista della Marina, Mc Collum, scrisse un “Memorandum” in 118 punti su come obbligare il Giappone ad entrare in guerra contro gli Stati Uniti. Roosevelt li attuò tutti.
  • Dicembre 1940: Il Navy Group Op-20-G della Marina americana, NSA, decodificò il codice segreto giapponese JN-25B, col quale venne trasmesso il piano di attacco Pearl Harbor. I messaggi, decodificati nei 3 mesi precedenti, furono 26.581.
  • 3 giugno 1941: Il giorno dopo l'invasione nazista dell'Unione Sovietica, il consigliere Harold Ickes scrisse a Roosevelt: “Da un embargo di petrolio al Giappone, si potrebbe creare una situazione in cui sarebbe facile entrare in guerra in modo efficace. Se fossimo indirettamente costretti a farlo, eviteremmo le critiche per essere entrati in guerra come alleati della Russia comunista”!
  • 25 luglio 1941: Roosevelt congela i conti bancari giapponesi negli Stati Uniti e blocca le forniture di petrolio.
  • 14 agosto 1941: Alla Conferenza atlantica, Churchill notò il “profondo, incredibile e intenso desiderio di Roosevelt di entrare in guerra”.
  • 10 agosto 1941: il più grande agente segreto britannico, Dusko Popov, nome in codice “Tricycle”, comunicò all'FBI che era stato pianificato un attacco a Pearl Harbor, e che questo sarebbe avvenuto entro breve tempo.
  • Ottobre 1941: La più grande spia sovietica della storia, Richard Sorge, informò il Cremlino che Pearl Harbor sarebbe stata attaccata entro 60 giorni, e la notizia fu trasmessa a Washington.
  • 13 novembre 1941: L'ambasciatore tedesco in USA, Dr. Thomsen, un anti-nazista, informò gli USA che Pearl Harbor sarebbe stata attaccata.

Tutti sapevano dell'imminente attacco, tutti tranne gli uomini di Pearl Harbor, loro non dovevano sapere, erano destinati ad essere le ignare vittime di un sacrificio che avrebbe portato grande onore alla nazione americana, che avrebbe scolpito nella storia il suo ruolo di “salvatrice” e avrebbe portato molti profitti nelle tasche dei giocatori.
Franklin Delano Roosevelt aveva bisogno di una guerra, aveva bisogno di distogliere l'attenzione da una economia ormai stagnante, voleva fermare Hitler e doveva tenere le redini di troppi interessi economici; di contro gli americani non avevano alcuna voglia di imbarcarsi in un conflitto, preferivano osservare e attendere. Quale è la migliore tattica per convincere l'opinione pubblica della necessità di una guerra e, soprattutto, per coinvolgerla completamente nel conflitto? Si tratta di un semplice trucco e neanche tanto moderno, visto che anticamente è stato usato con una frequenza impressionante, soprattutto durante l'Impero Romano: basta dare all'opinione pubblica un nemico da combattere, un nemico che sia feroce, pericoloso e che metta in discussione il privato di ogni cittadino; non è importante che questo nemico esista o meno, se non esiste basta semplicemente crearlo!
Roosevelt violò la neutralità col Patto Lend-Lease, ordinò l'affondamento di diverse navi tedesche nell'Atlantico, ma Hitler rifiutava ostinatamente ogni provocazione; l'occasione arrivò comunque e venne creata dall'adesione del Giappone al Patto Tripartito con l'Italia e la Germania, nel quale i tre paesi promettevano ognuno la mutua difesa l'un l'altro. Se Hitler non avesse mai dichiarato guerra agli Stati Uniti nonostante la provocazione, il modo per portare il Giappone a farlo era facilmente raggiungibile.
Il primo passo fu l'embargo del petrolio e dell'acciaio, usando come motivazione le guerre giapponesi nel continente asiatico. Ciò costrinse i giapponesi a considerare la conquista delle regioni dell'Indonesia ricche di petrolio e minerali. Con le potenze europee sfinite militarmente dalla guerra in Europa, gli Stati Uniti erano l'unica potenza nel Pacifico in grado di fermare il Giappone dall'invadere le Indie orientali olandesi, e, spostando la flotta del Pacifico da San Diego a Pearl Harbor, nelle Hawaii, Roosevelt fece diventare quella flotta il primo passo obbligatorio di un attacco preventivo di ogni piano giapponese per estendere l'impero alla “area delle risorse meridionali”.
Roosevelt mise in scacco il Giappone come Crasso aveva messo completamente in scacco Spartaco. Il Giappone aveva bisogno di petrolio. Doveva invadere l'Indonesia per prenderlo, e per fare ciò doveva prima eliminare la minaccia della flotta americana a Pearl Harbor. Non avevano realmente nessuna altra scelta.
Per infuriare il più possibile il popolo americano Roosevelt aveva bisogno che il primo attacco aperto giapponese fosse il più sanguinoso possibile, sembrando altrettanto furtivo di quello contro la Russia. Da quel momento fino all'attacco stesso a Pearl Harbor, Roosevelt e i suoi comandanti fecero in modo da essere sicuri che i comandanti alle Hawaii, il generale Short e l'ammiraglio Kimmel, fossero tenuti all'oscuro il più possibile sulla posizione della flotta giapponese e sulle sue intenzioni, e in seguito li fecero diventare dei capri espiatori. (Il Congresso ha recentemente discolpato Short e Kimmel, riabilitandoli postumi nei loro precedenti ranghi).
Ma, come l'esercito aveva concluso a suo tempo, e come confermato in seguito dai documenti declassificati, Washington D.C. sapeva che l'attacco era imminente, sapeva esattamente dove si trovava la flotta giapponese e dove era diretta.
Il 29 novembre, il Segretario di Stato Hull mostrò al giornalista della United Press, Joe Leib, un messaggio con l'ora ed il luogo dell'attacco, e il New York Times nello speciale Pearl Harbor dell'edizione del 12/8/41, a pagina 13, riportava che l'ora e il luogo dell'attacco erano noti in anticipo!
La pretesa, più volte ripetuta, che la flotta giapponese manteneva il silenzio radio mentre si dirigeva verso le Hawaii era una bugia. Tra altre intercettazioni ancora contenute negli archivi della N.S.A. Vi è il messaggio DECODIFICATO inviato dalla nave rifornimento giapponese Shirya che dice “procediamo alla posizione verso 30.00N, 154.20. Pensiamo di essere sul posto il 3 dicembre”.
Forse la storia andrebbe riscritta, forse molti errori coperti dal segreto dovrebbero essere resi pubblici per evitarne altri ancora più disastrosi, ma più di tutto e sopra ogni cosa, forse dovremmo avere tutti il coraggio di pensare che denaro, potere e fama non sono il futuro del mondo ma soltanto la via più facile per abbreviarne la durata!

ROOSEVELT SAPEVA DELL'IMMINENTE ATTACCO GIAPPONESE A PEARL HARBOR


Oggi con gli attuali tempi...
Medioriente verso la III mondiale?

Attacco alla Siria: 8 mila truppe Usa vicino a coste Siriane su portaerei Eisenhower

Ai governanti della Terra

"Non medicate gli effetti. Dovete curare le cause".
Non riuscirete a risolvere nulla se non vi dedicate seriamente e responsabilmente ad eliminare le cause che alimentano sempre più la disarmonia nella reale legge della vostra vita.Non uscirete dal caos galoppante se dedicate le vostre attenzioni agli effetti. Occorre evitare le cause deleterie che producono distonie nel sistema alimentando il disordine, l'ingiustizia, il disamore e quant'altro produce dinamismo ipercritico, ipercaotico.
Occorrono sagge leggi e rispetto assoluto ed incondizionato di tutto ciò che, positivisticamente, elabora gli elementi per una sana e robusta esistenza dell'uomo.Occorre evitare lo spreco inutile delle risorse naturali, coordinandole bene e con direttrici utili in tutte le direzioni del vostro pianeta.Occorre onestà, saggezza e l'applicazione totale dell'intelligenza nelle strutturazioni utili della scienza positiva e costruttiva.Occorre stimolare al massimo la fraterna concordia e alimentare, anche con severità, le buone abitudini di una società aristocraticamente spirituale oltre che politicamente corretta e pacifica.Occorre, come abbiamo più volte detto, mettere le cose al loro giusto posto, rivolgendo massima e scrupolosa cura alle forze che si predispongono alla degenerazione.Bisogna fare presto se, veramente, volete evitare una irreparabile catastrofe sul vostro pianeta. Noi possiamo seriamente e fraternamente aiutarvi se solo vi predisponete a chiedercelo con amore e con spirito di fratellanza universale.
Dal Cielo alla Terra
  Adoniesis
  Valverde, 14 luglio 1974
ORA, SARANNO I FUTURI EVENTI, QUEGLI EVENTI CHE NESSUNA RAGIONE UMANA POTRA' MAI SMENTIRE, AD AFFERMARVI QUANTO IO EBBI SINCERAMENTE A DIRVI PER AMORE DELLA VERITA' E PER SANTA UBBIDIENZA.
(Eugenio Siragusa)


Leggete titolo della notizia e sopratutto il messaggio con la sua data, da parte di HOARA, ricevuto da Eugenio....SCONVOLGENTE...14 anni più tardi allo stesso giorno si produrrà l'attacco DELL'11 SETTEMBRE alle Torri Gemelle...
Nient'altro da aggiungere...!!



MESSAGGIO IN RELAZIONE ALL’ ARTICOLO RIPORTATO DAL GIORNALE: “LA SICILIA” DEL 10/9/1987:
LA NATO AVVERTE: ATTENTI AL TERRORISMO NUCLEARE”.
HOARA DALLA CRISTALL BELL, COMUNICA:

TRAMITE IL NOSTRO EMISSARIO VI AVEVAMO ANTICIPATO IL POTENZIALE PROGETTO DI UN GRUPPO DI TERRORISTI INTERNAZIONALI MIRANTI A METTERE IN ATTO INTERVENTI DISSUASIVI CON ORDIGNI NUCLEARI MANEGGEVOLI E FACILI DA TRASPORTARE. QUESTI ORDIGNI SONO ATTUALMENTE COMMERCIABILI COME TUTTE LE ARMI DI DISTRUZIONE, DI GUERRA E DI MORTE.
È VERO, CERTO E VERISSIMO CHE NON OCCORRE RUBARE QUESTE ARMI ATOMICHE. CI SONO GIÀ SULLA TERRA OFFICINE ATTIVE CAPACI DI PRODURRE MINI BOMBE ATOMICHE DA OFFRIRE A CHIUNQUE È DISPOSTO A COMPERARLE.
È CONSIGLIABILE PROVVEDERE AFFINCHE' IL COMMERCIO DELLE ARMI VENGA TENUTO SOTTO RESPONSABILE CONTROLLO.
UNA MINI BOMBA ATOMICA PIAZZATA IN UNA CENTRALE NUCLEARE POTREBBE ESSERE UNA MOSSA PREVISTA DAL TERRORISMO.

HOARA DALLA CRISTAL BELL
           SALUTA
EUGENIO SIRAGUSA
11 SETTEMBRE, 1987


Dal cielo alla terra
Sappiate che siamo noi gli artefici di tutti i prodigi che voi terrestri avete messo sul piano religioso.
Siamo noi gli angeli di ieri, i messaggeri che viaggiavano sui carri di fuoco o scudi ardenti.
Siamo noi gli extraterrestri di oggi che ci stiamo adoperando per salvare il salvabile sul vostro pianeta in seria crisi per colpa della vostra incosciente e distruttiva operosità.
La vostra progressiva ed inarrestabile degenerazione fisica e psichica ha già innescato quanto vi avevamo annunciato: l'Harbar, la peste di neuroni del cervello.
Le conseguenze di quest'altro morbo si fanno già sentire attraverso le notizie aberranti di tutti i giorni di questo vostro tempo.
Ancora è solo l'inizio di un dramma impensabile, inimmaginabile e carico di guai irreversibili, seminatori di morte di distruzione.
Siamo noi che vi diciamo quanto l'aquila dorata, figlia del sole, pensa e scrive.

Dal cielo alla terra
Nicolosi, 4 Settembre 1990.
Ore 14:30
Eugenio Siragusa


                                                                                                                                     Abbraccio tutti
                                                                                                                                 Filippo Bongiovanni



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