Dal mio amico Adriano:
Keshe Foundation: bufala o svolta per l'umanità.!?
Grazie
Adriano per motivare!
Mi
dispiace, ma non condivido questa nuova teconologia, scoperta, come
vogliamo chiamarla o definirla..! Cosa c'è dietro.!? che COSA
bisogna..!!?
La
svolta all'umanità l'avrebbe data, se avessero prestato ascolto a
“LORO”, attraverso Eugenio, quando per primo in tutto il
momndo e in diverse occasioni, parlò annunciando il progetto
fattibile e se fosse stato necessario, anche sotto il LORO aiuto ,
dell'energia solare, se avessero indirizzato concretamente le risorse
e le ricerche, per il bene di tutta l'umanità le riceche e quindi
perfezionandlosi, verso principalmente il SOLARE, EOLICO (Senza
infiltrazioni criminali..!!!)per poi essre seguito da Energia
Idroelettrica, Energia Geotermica dal cuore della terra, Energia dal Mare: moto ondoso e maree. Energie dalle Biomasse...Tante tantissime
volte EUGENIO toccò questi argomenti... e quasi sempre tutti fatti
cadere sempre nel vuoto...!
http://solexmalidiomauniversale.blogspot.it/2013/02/la-tecnologia-keshe.html
La Tecnologia Keshe
La
crisi energetica.
Potevate
evitare, notevolmente, le difficoltà della crisi energetica se
aveste messo in pratica,con Solerzia e Impegno
i nostri modesti consigli espressi, tramite lo stesso mezzo, tanti
anni or sono. Come sempre, a parte
il radicato scetticismo che vi anima, avete anteposto il Bene
Risolutivo del problema che oggi vi assilla, l'interesse
partigiano del commercialismo nero e speculativo, tralasciando privo
di entusiasmo il Concetto Primario
dell'impegno che si doveva immediatamente mettere in pratica: Energia
Solare, Eliodinamismo, ecc. Molto tempo perduto inutilmente e con i
risultati angosciosi che giorno per giorno divengono sempre più gravosi.
Di chi la colpa? Dovete darvela a voi, terrestri.
Pace a tutti.
Hoara
dalla CristallBell
Nicolosi,
23 Gennaio 1980
Phobos satellite artificiale di Marte
Prima dell'esplorazione spaziale i due satelliti furono oggetto d'ipotesi fantastiche: si credeva che Phobos e Deimos fossero satelliti artificiali costruiti da abitanti di Marte.
Tuttavia sono corpi celesti avvolti nel mistero: nel 1989, l'Unione Sovietica inviò due sonde gemelle, Phobos 1 e Phobos 2, dedicate quasi esclusivamente allo studio di Phobos.
Arrivate in prossimità di Marte, le due sonde avrebbero dovuto inserirsi in un'orbita circolare equatoriale e avrebbero dovuto effettuare un volo radente da Phobos, nel corso del quale avrebbero dovuto analizzarne il suolo in un centinaio di punti diversi. In circostanze misteriose, quando le sonde arrivarono in prossimità di Marte, si persero i contatti prima con l'una e poi con l'altra.
Breve discorso di Adoniesis sul satellite del pianeta marte, "phobos".
È
un satellite artificiale "laboratorio" messo in orbita
dalla nostra scienza per lo svolgimento di importanti funzioni.
l'attività maggiore è quella di trasformare e convogliare sul
pianeta una enorme energia tramite le numerose centrali generatori su
esso installate. Tale energia ci consente, in quel pianeta, di
disporre di una inesauribile forza motrice pura ed idonea a servire
pienamente le nostre numerose basi e le innumerevoli
strumentalizzazioni in continua attività produttiva.
Da
questa cosmica energia, attingiamo anche l'elemento primario
indispensabile per la psichizzazione o animazione di elementi
materializzanti capaci di prodursi secondo un nostro necessario
bisogno. Con la luce solare, la nostra scienza realizza valori vitali
equilibrati, perfettamente idonei a porre le nostre strutture
psico-fisiche-astrali in armonica sintonia.
Ho
chiesto ad adoniesis se è possibile la costruzione di un "phobos"
che orbiti intorno al pianeta terra e che abbia le medesime
caratteristiche di quello che orbita intorno al pianeta marte.
Adoniesis
mi ha risposto:
certo
che è possibile! Oggi la vostra scienza è nelle possibilità di
attuare questa utile impresa e di risolvere in tempo opportuno il
gravoso problema che già si profila; l'esaurimento degli elementi da
cui avete attinto il tradizionale combustibile. Una simile e
costruttiva impresa vi concederebbe il privilegio di uscire,
definitivamente, dall'era della combustione con benefici eccezionali
sui piani ecologici e della vostra stessa esistenza, seriamente
minacciata da un continuo pullulare di detriti venefici prodotti,
principalmente, dalla combustione degli elementi.
Sarebbe
giusto e doveroso provvedere subito alla costruzione di questo mezzo
scientifico benefico, ma credo, che i grandi finanzieri delle lucrose
industrie petrolifere non saranno d'accordo, anzi cercheranno in
tutti i modi di dissuadere coloro che tentassero di discutere una
realizzazione che potesse seriamente compromettere le risorse delle
loro ricchezze. Noi consociamo molto bene l'egoismo che alberga in
certi tipi di uomini che dirigono la politica, la scienza e la
finanza del vostro mondo. Sappiamo che non esisterebbero un solo
istante ad anteporre la vita dell'umanità alle loro sporche velleità
di ricchezza, di potere e di orgoglio.
Vostro
adoniesis
Valverde,
Venerdì 10 Agosto 1973
Ore
12:00
Eugenio
Siragusa
Eugenio
Siragusa lo aveva già consigliato fin dal 1962, come portavoce di
consigli extraterrestri, poi ancora dopo nel 1973, quando inviò il
seguente comunicato alla delegazione di oltre 110 paesi di tutto il
mondo che si occupavano di studiare nuove tenologie avanzate...tutto
caduto nel vuoto.
Non ultimo l'accorato appello di Carlo Rubbia, ricordandoci forse quello che LORO hanno detto, che ci avrebbero aiutato attraverso uomini di scienza predisposti, ma
questo fa parte dei giorni nostri...
“ADONIESIS
AGLI SCIENZIATI TERRESTRI”
“È
il momento propizio perché vi sforziate seriamente di mettere in
pratica il progetto per la costruzione di un satellite
artificiale-laboratorio tipo Phobos capace di trasformare l’energia
solare in energia motrice e di convogliare questa sul vostro pianeta.
Presto
o tardi sarete costretti a ricorrere a questa fonte inesauribile di
energia pulita, capace anche di farvi definitivamente uscire dall’era
della combustione con benefici immensi sul piano ecologico e vitale.
Anche
lo sfruttamento temporaneo dei flussi termici dei vulcani ancora
attivi potrebbe notevolmente agevolare una momentanea difficoltà, ma
occorre sollecitare il progetto di massima che è quello della
costruzione nello spazio di uno o più laboratori orbitanti con il
compito specifico di trasformare energia solare. L’impegno
richiede uno sforzo collettivo non indifferente, ma se la cosciente
responsabilità prevarrà, l’identificazione di questo benefico
progetto sarà possibilissimo. Noi vi aiuteremo, programmando
mentalmente coloro che si renderanno disponibili allo studio e alla
realizzazione di questo progetto che noi chiamiamo nella vostra
lingua “DAL CIELO ALLA TERRA”.
Per
Adoniesis
Eugenio
Siragusa
Valverde,
26-11-1973
Energia
Solare
Notiamo
che avete preso in seria considerazione il nostro sollecito
nell'indirizzare le vostre ricerche allo sfruttamento dell' Energia
Solare. Notiamo, altresì, la buona Volontà ed il coscienzioso
impegno di alcuni vostri Saggi e validi scienziati, sinceramente
disposti a realizzare le strutture capaci di portare avanti il
progetto da noi auspicato. Lo sfruttamento dell'Energia Nucleare è
assai pericoloso e pieno di insidie, spesso invisibili e
incontrollabili dai vostri mezzi. L'Energia Solare è pura, positiva
e carica d'Amore. Quindi vi esortiamo, ancora una volta, a rivolgere
sempre più le vostre attenzioni a questa Fonte di Bene che è
l'Energia Solare. Noi attingiamo da essa, da remoto tempo, non solo
l'Energia ma anche le vibrazioni che da essa scaturiscono per la
stabilizzazione
degli equilibri della nostra natura fisico-astrale.
Coraggio
e Buona Volontà. Noi vi aiuteremo in un modo che ancora non potete
comprendere.
Pace
a voi tutti.
Woodok
Dalla Cristall-Bell Nicolosi,
23 Maggio 1978 ore 10,53
«Vi
porto gli specchi solari. Così eviteremo il nucleare»
Dal
quotidiano “L’Unità” del 17.02.07
Carlo
Rubbia torna in Italia, collaborerà con il ministero dell’Ambiente:
«Da capo dell’Enea ho bussato al governo Berlusconi chiedendo di
investire sul solare termodinamico. Niente. Sono andato in Spagna e
lì hanno dato il via libera a decine di impianti. Che producono gli
stessi Megawatt di una centrale atomica. Possiamo farlo anche noi».
Il
paradosso è che basterebbe un timbro. Un semplice bollo e l’Italia
potrebbe recuperare in un attimo quello che ha buttato via in cinque
anni. Basta guardare la Spagna, partita nel 2004 e adesso leader nel
solare termodinamico. Non potevamo fare lo stesso? Già, potevamo. Ma
non lo abbiamo fatto.
Lo ricorda bene Carlo Rubbia quando, a capo
dell’Enea, dovette scontrarsi con il consiglio di amministrazione
per far sì che l’Ente di ricerca si lanciasse anima e corpo in
quel filone che lui giudicava strategico. «Mi spararono a zero,
dissero che era un progetto troppo innovativo». E lo stesso capitò
poco dopo quando, durante il governo Berlusconi, bussò al ministero
dell’Ambiente d
Matteoli.
«Ero andato a chiedere di riconoscere al nuovo progetto lo status di
fonte rinnovabile, un certificato verde che permettesse alle
industrie che avessero adottato quel tipo di solare di avere i
benefici previsti dalla legge per le fonti rinnovabili».
E
invece? «Invece è finita che me ne sono andato in Spagna, dove
hanno capito subito l’importanza di questa innovazione, hanno
emesso un apposito decreto e hanno fissato l’obiettivo di
installare un totale di 500 Megawatt. Ma il punto su cui riflettere è
che l’industria spagnola ha saputo raccogliere la sfida grazie a
queste condizioni favorevoli e adesso sono in programma altri dieci
impianti che saranno pronti per il 2010, portando il totale a
1000-1200 Megawatt. Impianti extra, non previsti da nessun decreto:
li stanno costruendo le aziende spagnole per ottenere energia dal
sole. Capisce? Il governo ha girato la chiavetta e il Paese si è
messo in moto. Tanto per essere chiari: quei 1200 Megawatt che
saranno pronti in Spagna fra tre anni sono l’equivalente di una
centrale nucleare».
Con la differenza che in questo caso
l’energia viene dal sole. Ed è anche per questo che Pecoraro
Scanio, il ministro dell’Ambiente, ha deciso di richiamare il Nobel
per la Fisica in Italia offrendogli lunedì scorso l’incarico di
consigliere del ministro per quel che riguarda le energie
rinnovabili.
«Il sole è una fenomenale risorsa di energia.
L’energia solare che cade su di un deserto in un anno è
equivalente a quella che si avrebbe se quel deserto venisse ricoperto
da uno strato di petrolio alto 20 centimetri. Un altro esempio:
prendiamo un Paese come l’Arabia Saudita, ricco di petrolio ma
anche di sole. Ebbene la quantità di energia solare che finisce sul
territorio nazionale è mille volte la produzione di petrolio
dell’intero Stato. Mille volte. Basterebbe ricoprire di specchi un
millesimo dell’Arabia Saudita e avremmo lo stesso contributo
energetico di tutto il petrolio prodotto da quel Paese».
Lei
parla di specchi, non di pannelli... «Certo, perché il solare che
intendo non è quello che abbiamo visto finora. Per due motivi: il
primo è che, da un punto di vista energetico, il fotovoltaico è
troppo costoso da realizzare. Il secondo è che dipende in tutto e
per tutto dagli orari del sole e dalle bizze del cielo: di notte o
quando è brutto tempo non serve a nulla. Il solare di cui parlo è
quello termodinamico: uno specchio che, come quelli di Archimede,
raccoglie il calore del sole in un tubo ricevitore riempito con un
liquido speciale che raggiunge circa 550-600 gradi centigradi e lo
convoglia verso un contenitore isolato termicamente che, a tutti gli
effetti, è un serbatoio di energia. E questa è la grande
differenza: il calore che ho immagazzinato può essere rilasciato
anche durante la notte o quando il cielo è coperto. Ho un accumulo
di energia a bassissimo costo. A questo punto basta collegarla a una
turbina come quelle che già si usano oggi nelle centrali a gas e il
gioco è fatto: l’energia del sole diventa energia elettrica».
E
questo è proprio ciò che avviene in Spagna nei nove impianti da 50
Megawatt di potenza in fase di costruzione e dal costo di 200 milioni
di euro. «Un chilometro quadrato di terreno ricoperto di specchi»,
dice Rubbia, precisando che questo è l’unico impatto ambientale
del sistema. «Il liquido che usiamo è una miscela di sali fusi,
nitrati di sodio e potassio che qualcuno chiama “Sale del Cile”:
è un fertilizzante a basso costo (un euro al chilo) che fonde a 100
gradi, ma che a temperatura ambiente solidifica subito. Non ha alcun
impatto ecologico e, nel caso di fuoriuscite, si forma uno strato
solido che viene facilmente rimosso. Casomai ci cresce l’insalata:
più verde di così...».
Eppure tra le energie rinnovabili doc,
quelle a cui è stato riconosciuto il “certificato verde”, il
solare termodinamico non compare. O non compare ancora. «E questo è
ciò che mi aspetto dall’Italia.
Perché
questo solare sarebbe il catalizzatore capace di innescare una vera
reazione a catena industriale. La legge stabilisce, infatti, che una
quota dell’energia usata da un’industria deve provenire da fonti
rinnovabili certificate. Così avviene per il fotovoltaico e
l’eolico, ma non per il termodinamico. Ed è un controsenso: perché
di queste fonti solo il termodinamico ha le carte in regola per
diventare una risorsa di energia per il futuro. Non solo, ma se il
governo riconoscesse il certificato verde, le aziende inizierebbero a
richiedere il solare termodinamico e, aumentando la domanda,
calerebbero i costi. In altre parole, oltre ad avere energia a basso
costo e non inquinante, potremmo far partire aziende in grado di
produrre tutto quello che serve: specchi, serbatoi, condotti di alta
qualità che le piccole e medie imprese di cui è ricca l’Italia
potrebbero benissimo realizzare».
E questo sarà ciò che il
Nobel per la Fisica dirà d’ora in avanti a Pecoraro Scanio nel suo
nuovo ruolo di consigliere per le energie alternative. Un incarico
importante, ma che lo stesso Rubbia tratta con calcolata prudenza.
«Sono contento che l’Italia mi abbia richiamato e ho notato molta
attenzione da parte dello stesso ministro su questi argomenti. Ma non
basta. Bisogna che ciascuno faccia la sua parte: il governo, gli
scienziati, gli industriali. Dobbiamo capire, tutti, che se non
perdiamo più tempo possiamo diventare, assieme alla Spagna, i
detentori di una tecnologia che tra pochi anni verrà esportata in
tutto il mondo. Con una conseguenza inevitabile: che se non ci
muoviamo subito, tra qualche anno ci troveremo il solare
termodinamico Made in China».
Ma accanto a questo aspetto,
prettamente economico, Rubbia ne sottolinea un altro. «In questi
giorni (ieri, ndr) si celebrano i due anni dell’entrata in vigore
di Kyoto e una settimana fa, a Parigi, hanno presentato il rapporto
Onu in cui, al di là di ogni ragionevole dubbio, si dice che il
cambiamento climatico è quasi certamente (al 95%) opera dell’uomo
o meglio delle emissioni gassose legate alla sua attività. Forse,
anche se in ritardo, abbiamo finalmente capito che quello che stiamo
facendo col Pianeta e il suo clima è un immenso esperimento globale.
Con un dettaglio non trascurabile: che dentro la provetta di
quell’esperimento ci siamo noi, tutti noi. Ha senso continuare
sulla strada che abbiamo percorso finora? Vogliamo davvero vedere
come va a finire? O non è il caso di cominciare a costruire delle
alternative?».
Anche
perché il petrolio ha gli anni contati: non importa se saranno
quaranta o cinquanta. La certezza è che prima o poi finirà. E
allora?
«Le
alternative sono due: il solare e il nucleare. Ma non quelli che
abbiamo conosciuto finora. Il solare di cui parlo è proprio il
termodinamico. E il nucleare è quello che ancora non c’è. È il
nucleare sicuro o, ancora meglio, il nucleare da fusione. Dobbiamo
innovare, non abbiamo scelta. Molti considerano questi discorsi
un’utopia. Ma il compito degli scienziati è proprio questo:
prendere le utopie e trasformarle in realtà. Sennò che ci stiamo a
fare?».
llando@unita.it
di
Luca Landò
17 febbraio 2007
Abbraccio tutti
Filippo Bongiovanni
Filippo Bongiovanni
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